Risposta.

Secondo Giovanni, un mio acuto interlocutore su questa sub-specie di blog, il compromesso storico “era nella testa del partito di Berlinguer ma non corrispondeva ad alcuna reale esigenza sociale , economica , politica ed etica presente nel paese.”
Analogamente anche nell’’89 non c’è stata alcuna svolta.
In verità non è successo alcunché.

Debbo una risposta dato che ho, fino ad ora, effettivamente glissato.
Per la verità l’avevo già scritta, sotto forma di commento al commento, come faccio di solito. Internet mi ha fregato e il mio lavoro si è perso nei misteriosi meandri dell’etere elettronico.

Poco male, se non per il tempo perduto. La qual cosa ad una certa età costituisce comunque un danno irreversibile. A scanso d’incidenti stavolta scrivo direttamente sul mio Microsoft Word anche ritenendo(pur con qualche dubbio) che la risposta a Giovanni possa incontrare un qualche interesse più diffuso.

Era trascorso appena un anno da quando nel settembre e ottobre del 1973, subito dopo il golpe in Cile, Berlinguer aveva scritto su Rinascita tre lunghi articoli (tre ,non quattro come si trova su Wikipedia) componenti un saggio che si concludeva con la necessità di dar vita ad “un nuovo e grande compromesso storico….” e io mi trovavo, in una nevosa serata dell’inverno del ’74, ad aggirarmi un po’ fantozzianamente per la pianura bolognese.

Cercavo un indirizzo presso il quale depositare un carico clandestino: un ciclostile, un quintale di risme di carta, un megafono ,una quantità industriale d’inchiostro e infine una macchina da scrivere.
Il tutto era nuovo di zecca. Acquistato per l’occasione.

“L’occasione” di un imminente colpo di stato.
Aspettando il quale si trattava di preparare adeguatamente una risposta immediata, in grado d’informare su quanto stava accadendo considerando ovvio che i golpisti avrebbero subito preso possesso di radio e televisione.
L’idea era quella di proclamare lo sciopero politico generale ad oltranza per far rientrar sul nascere il colpo di forza.

Come dite? Come dici Giovanni?

Roba da matti?

Mah, mica tanto, considerata l’enorme quantità di commenti di stampa inneggianti al celeberrimo lealismo dell’esercito cileno, sul quale con dovizia di particolari storici l’opinione pubblica internazionale era stata edotta e tranquillata per tutto l’arco degli anni e dei mesi precedenti l’11 settembre del 1973.

E considerate le inconsuete manovre di carri notate in diverse caserme del paese nei giorni precedenti.

Ex post dovrebbe valer qualcosa anche la testimonianza resa da Edgardo Sogno a chiarire che non si trattava di un allarme infondato. Del resto tutti i golpe falliti, o semplicemente non attuati diventano, per la storia e nella memoria collettiva, golpe da operetta.
Può esser istruttivo a tal proposito leggere il libro di Javier Cercas (Anatomia di un istante) sul tentato golpe del 1981 in Spagna.

In Italia, comunque correva l’anno 1974 con i giovani neofascisti a gridare per strada “ Santiago/Atene /adesso Roma viene”.

Il PCI, aumentava il proprio consenso elettorale e sociale. Presto sarebbe arrivato vicino al confine considerato invalicabile nel mondo diviso in blocchi.
Si trattava di dare sbocco politico concreto a quel consenso, dato che se il consenso non lo impieghi, non lo investi e non lo fai fruttare , inevitabilmente lo perdi.

La proposta del compromesso storico assumeva così, pur muovendo da una preoccupazione difensiva , un carattere politicamente offensivo.
Si doveva compiere un doppio movimento.
Tener vincolato il partito unico al potere , la Dc, al terreno democratico, nel momento in cui, un insieme d’interessi e di forze premeva su di esso affinché rompesse, in un modo o in un altro, il patto costituzionale.

Nello stesso tempo si trattava di avanzare allargando la camicia di forza dell’equilibrio bipolare senza stracciarla, (la terza fase di Aldo Moro) o se si vuole “la seconda fase della rivoluzione democratica e antifascista”, in “attesa” che maturasse il tempo,(ovvero per avvicinarlo) di una normale alternanza nel governo dell’Italia.

Ho scritto alternanza e non alternativa.

Nella controparte costituzionale cui Berlinguer si rivolgeva non era evidentemente presente l’idea di alternativa democratica che implicava non già una riforma del sistema politico ma una messa in discussione radicale del “modello di sviluppo” (capitalistico).

Su questo terreno si trovano le basi etiche, sociali, economiche e politiche di quella proposta.
A parer mio c’è una sostanziale continuità di pensiero e di elaborazione nell’approccio berlingueriano ai problemi del governo “delle moderne contraddizioni” tra il compromesso storico e la successiva proposta di alternativa democratica.

La prima fu certo banalizzata, sminuita e ridimensionata anzitutto all’interno del PCI, ma nondimeno fu ben intesa dal paese stando almeno alla formidabile crescita elettorale degli anni ’75 e ’76 e considerando la estrema determinazione di quanti si misero subito all’opera per vanificarla con ogni mezzo.

Moro infatti fu preso e poi ammazzato.

Dalle BR , certo.

Da quelle stesse BR che l’indomani (proprio il giorno dopo intendo) avrebbero mietuto un successo clamoroso visto che la direzione nazionale della Dc s’apprestava a dar il via libera alla trattativa riconoscendo, solennemente, ai brigatisti lo status di combattenti rivoluzionari.

Invece no.

Le BR, nuova versione, cioè le BR +Moretti, si autoaffondano con l’uccisione di Moro.

Come dite, come dici Giovanni?

Ho una visione complottarda della politica e della storia d’Italia?
O magari sono tra quanti, all’inizio, pensarono che le Br erano fascisti travestiti da comunisti?

No. Non sono tra questi e non si tratta di questo.
Fermo restando che si può sempre discutere (ancora sissignore) sulla patente esposizione del fenomeno brigatista e della sua stessa organizzazione a molti e diversi influssi esterni.

Ma , al netto di una tal legittima discussione, m’interessa metter in rilievo che il cuore di tenebra che ha continuato a battere in continuità con il passato regime fin dai primordi della Repubblica sotto la pelle della giovane democrazia italiana, non è mai stato davvero strappato dal corpo della nazione.

C’è stato sempre un grumo di interessi illeciti e criminali sorretto da alleanze più o meno occulte e variabili e mantenuto in un brodo di coltura potenzialmente(e a tratti scopertamente) eversivo. Interessi e poteri informali , attivi, capaci di interagire di volta in volta con le dinamiche sociali e i processi politici.
Qui tra l’altro s’intravede ancora a distanza di oltre mezzo secolo una sorta di “connessione sentimentale” con il ventennio del fascismo.

Così io valuto ad esempio quel “piano di rinascita democratica” oggi considerato come l’opera buffa di quattro cialtroni incappucciati e che però si è incarnato se non attuato, almeno in qualche punto, nel berlusconismo oltre che influire ,temo, nella formazione del senso comune.

A tal proposito potrei proseguire.
Per chiarire che anche nell’89 qualche cosa è successo. Così come qualcosa è successo, nei primi anni novanta, per far nascere la sedicente seconda repubblica. Morti ammazzati e stragi di mafia. Il cuore di tenebra ha accelerato ancora una volta il suo battito e ha mosso il corpo di una nazione non ancor del tutto costituita in una direzione imprevista.

Vabbè proseguirò magari in seguito.

Adesso mi limito a concludere che se il compromesso storico fosse nato solo nella testa di un partito o di una persona non avrebbe dato luogo ad un insieme di reazioni così diverse e pur così confluenti e ferocemente determinate a far fallire quella politica.

In ogni caso quella politica fallì.

Ammetto che è lecito chiedersi con sincerità e distacco critico se un’altra via era per caso possibile.

Ma come dice quel tale, questa è un’altra storia.

8 Risposte to “Risposta.”

  1. Marco Capponi Says:

    Caro Mauro, condivido in pieno quello che hai scritto sul compromesso storico. Penso un dovere di noi anziani nei confronti deei giovani sia quello di raccintare la verità, anche la nostra veritò. Poi vedranno loro. Non hanno nessun bisogno di essere lisciati dalla oarte del pelo ed anzi il paternalismo mi sembtra proprio l’atteggiamento meno risaperttoso. Farò leggere quello che hai scritto a mia figlia che lamenta sempre i vuoto di stopria ed il pienop di demagpgial che fa apparire stupidi coloro che sono sotanto inesperto e privi di informazione. Ma tnt’é.. Un condigliere comunale ricco di polpolarità, preferenze e non so se ignoranza e malafede, commemorava Berlinguer esaltando lo spirito di rivolta dei giobani del ’68 e de ’77 (di ognierba un fascio).
    Vergognandomi come un ladro consigliuerei a Giovanni la lettura del capitolo intitolato “diario dell’enonimo militante” del libro “l’opinabile vita” che tu hai visto nella sua (troppo lunga) versione integrale molto tempo prima della sua pubblicazione.Lì le cose che tu dicdi con grande efficacia e capacità di sintesi, sono raccontate in modo vissuto. Ciao a te e a Giovanni
    Vergognand

  2. Iames Forni Says:

    Caro Mauro, di Cercas ti consiglio anche il libro che lo ha reso famoso : I soldati di Salamina. Ciao

  3. giovanni Says:

    Caro Mauro, cosa direbbe lo “spettatore imparziale e distante” sul rapporto tra il golpe in Cile e la necessità di un compromesso storico in Italia tra PCI e DC per il governo del Paese?
    Vorrai convenire che la risposta non sarebbe certamente quella che discenderebbe tra persone del medesimo ambiente politico con lo stesso tipo di esperienza, di pregiudizi e certezze.
    Il problema è, infatti, che tu ed io nel 1973, seppur in luoghi diversi e con ruoli diversi, facevamo parte dello stesso Partito, eravamo affaccendati nelle stesse faccende, pensavamo che le bombe le mettessero i fascisti con l’aiuto degli americani ed avevamo la certezza incrollabile sulla capacità politica del gruppo dirigente di elaborare la migliore linea e pratica politica possibile.
    Il compromesso storico, converrai su questo, non fu mai oggetto di un reale approfondimento e dibattito nel Partito. Esso nacque nella testa di Enrico Berlinguer, come Minerva dalla testa di Giove. Del resto, l’autorità morale e politica ed intellettuale di Enrico Berlinguer era enorme, perciò, semmai qualcuno che contava nel Partito avesse avuto un reale dubbio, avrebbe tacitato il tutto dicendosi che si trattava di pura tattica. Così, invero, la pensava la stragrande maggioranza degli iscritti. E, infatti, le vincenti campagne elettorali del 1975 e del 1976, furono condotte all’insegna dell’alternativa possibile, perché questo voleva la parte buona del Paese reale.
    Per farla breve, ti dirò qual è la mia opinione in proposito oggi: il compromesso storico fu una scorciatoia per il governo, pensata come tale, ma presentata al Partito come un percorso inevitabile, per scongiurare l’arrivo dei militari.
    Resta la questione, non secondaria, della pressione golpista e stragista degli anni ‘69, ’80. Essa, a mio avviso, fu diretta non contro il PCI, bensì contro tutti quelli che volevano cambiare in meglio il Paese, che reclamavano uguaglianza, diritti e libertà in una società laica e moderna.
    Il PCI non ebbe il coraggio e la forza di indicare nella DC il vero mandante politico e morale delle stragi e del terrorismo BR+ Moretti.
    Non dimentichiamoci la domanda che allora ci ponevamo, in tutte le salse: cui prodest? e la risposta fu sempre: al sistema di potere democristiano. Ragione e sentimento convergevano, inesorabilmente, in una sola direzione: la Democrazia Cristiana al potere di uno Stato sostanzialmente clerico-fascista, capace di farsi anti-stato all’occorrenza, per impedire la crescita democratica del paese. Un compromesso con un tal nemico non poteva che fallire.
    La spinta enorme di partecipazione politica per il cambiamento, allora presente nel Paese, fu vinta, però, più che dallo stragismo, dal compromesso storico, che eliminò dal Paese la prospettiva di una reale alternativa.
    Al fallimento del compromesso storico, fecero seguito altri fallimenti, come la svolta del ’91 e tutti i tentativi di governare comunque .
    La mia tesi, ovviamente, è sicuramente non ortodossa e si presta a mille obbiezioni.

  4. maurozani Says:

    @Giovanni , forse neanche la mia tesi non è(non più) ortodossa.
    Comunque la pensiamo diversamente. Resto convinto che una “reale alternativa” nella guerra fredda, semplicemente non c’era. Non c’è mai stata. Potrei non solo continuare ad argomentare , ma anche a scovare documenti e testimonianze in proposito.
    Se ci sarà l’occasione ci torneremo sopra.

  5. maurozani Says:

    @Iames. Sì, l’ho letto.

  6. Marco Capponi Says:

    Caro Mauro,
    Il punto di vista di Giovanni sul compromesso storico non é privo, a prima vista, né di ragionevolezza né di qualche fondamento E’ la interpretazione veramente ortodossa, la verità, come si diceva una vola è dei vincitori . I perdenti però é bene che sostengano l’onere della testimonianza (anche perché credevo, scopro adesso erroneamente, che Giovanni fosse di un’altra generazione).E’ vero, ad esempio, che vesti settori dello stesso partito, ignorarono o svilirono l’aspetto “offesnivo” di quella strategia. Dalle “larghe intese! di Zangheri alla “unità, unità perché da soli non ce la si fa” di Cossutta (proprio lui), fu tutto un depistaggio. Ma, oltre la cerchia che ha in parte isolato il capo, nella quale spiccavano i filo socialisti, si discuteva eccome. Si discuteva anche sulla base dei ragionamenti si Ingrao che, pur non sostenendolo esplicitamente (anzi magari criticandolo) forniva un un suo retroterra teorico alle ragioni di quella politica. Lo stesso Lucio Magri del Manifesto la tacciava di avventurismo piuttosto che di moderatismo. E che dire dei cosiddetti “baromarxisti?” come Cassano (non il calciatore), autore de “il teorema democristiano.
    Non dappertutto era così, e qui mi sento costretto alla autobiografia. In quel tempo ero responsabile PCI nel quartiere San Donato e assicuro Giovanni che la discussione con i compagni segretari di sezione ed attivisti, era molto approfondita, ricordo in particolare come fodde particolarmente sentita nelle strutture di fabbrica (Menarini, BfB, eccetera) che iniziavano fronteggiare le avvisaglie della eversione armata. Quando dopo quella esperienza molto istruttiva fui eletto segretario della Sezione Universitaria fui molto preoccupato della mia inadeguatezza nell’affrontare un dibattito di livello per me forse troppo elevato. In effetti la differenza di livello si rivelò subito molto consistente, a vantaggio della esperienza precedente però. Nella sezione degli intellettuali, con mia grande sorpresa, era passata una specie di vulgata craxiana: Berlimguer pauperista incapace di capire il nuovo che avanza; irrisione per il convegno dell’Eliseo che chiamava gli intellettuali ad una sfida per un diverso modello a partire dalla austerità e via dicendo. Il tutto con argomentazioni che riportavano sostanzialmente gli articoli sulla stampa di qualche opinionista.
    Non sto dicendo affatto che Berlinguer avesse ragione, anzi i la storia dice che aveva torto, aveva sottovalutato la flessibilità del sistema e la sua capacità di svincolarsi dalla crisi, che non era il declino della egemonia delle classi dominanti. Ma se Berlinguer ha avuto torto non diciamo per favore che gli altri avevano ragione, che Moro si è suicidato o è stato ammazzato dalla DC o si è suicidato. Tutto troppo semplice, ci ritroviamo nona caso Berlusconi e mi basta guardare chi lo attornia e da dove viene: Bonaiuti,Sacconi, Brunetta, Verdini (tutti ex PSI) per non parlare di quel Fabrizio Cicchitto, uno dei maggiori esponenti della critica “sa da sinistra” del compromessi storico e della solidarietà nazionale, comprensivo verso i movimenti più estremisti fautore operoso della trattativa con le Br e, dulcis in fundo, iscritto confesso alla P2.
    Caro Giovanni, scusa la lunghezza, ma tu dov’eri? L voglia di farti omaggio di una copia del mio libro aumenta….

  7. giovanni Says:

    @ Marco

    Ti ringrazio per il tuo libro,ma nella mia biblioteca sarebbe sprecato.Sono un antiquario.I libri che leggo sono alquanto stagionati.Ora sto leggendo le Cronache di Sangallo.Che lazzaroni quei monaci

    Ps A volte leggo libri di economia,di logica,di filosofia,di diritto, di storia e persino poesie.Mai autobiografie

  8. Marco Capponi Says:

    Lo so che il termine “aibiografia é terribile”, ma parlo i realtà delle vite degli alltri. Letture, musica, Fisica (forse troppa), politica.
    Mi butto via così senza vergog (e c’é pure un ,mio quadro come copertina!) na solo perché sono convinto che l’idea che ti sei fatta é sbagliata.
    PS chissà se eri presente alla conversazione con Giorello, che ho presentato il 9 settembre, ma non direi.
    Senza rancore

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